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giovedì 3 gennaio 2013

Da il "Salasso" di Dino Pesole

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Ecco dunque le cinque mosse per cambiare il fisco:
  1. Semplicità. il primo criterio è facilmente sintetizzabile: vi è una strettissima correlazione tra la semplicità delle regole che governano la determinazione dell'imponibile, il calcolo e il versamento delle imposte, e il livello di adesione spontanea all'obbligo tributario. Una legislazione di difficile interpretazione, con adempimenti complicati o non strettamente necessari ostacola al contrario la fedeltà fiscale, anzi spesso provoca errori, anche involontari, offrendo in tal modo una sorta di "giustificazione" o il pretesto a non rispettare gli obblighi. Dunque, il primo fondamentale passo da compiere è agire in modo fermo, determinato sulla strada dell'ulteriore, drastica semplificazione di tutti gli adempimenti fiscali, dalla compilazione della dichiarazione dei redditi al versamento delle imposte. In questa direzione, va potenziato il ricorso agli strumenti telematici. Il contatto è diretto tra contribuente e amministrazione e il tutto deve essere ispirato al principio della massima collaborazione.
  2. Correttezza. Il secondo criterio è altrettanto decisivo nella fase in cui il contribuente aderisce all'obbligo tributario attraverso appunto la presentazione della dichiarazione dei redditi. Non può essere una corsa ad ostacoli. E' decisiva l'assistenza diretta e la puntuale informazione al contribuente. L'amminsitrazione dovrebbe essere vigile, presente e "vicina" a quanti devono presentare la dichiarazione in modo decisamente più massiccio di quanto non avvenga ora. Si tratta di un passaggio molto delicato che condiziona in modo significativo il livello di adesione spontanea. Sostenere il contribuente nela fase di compilazione della propria dichiarazione è un servizio che richiede all'amministrazione impegno e risorse qualificate. La sinergia con quanti operano all'interno dell'intermediazione professionale deve essere piena e totale.
  3. Trasparenza. Con il terzo criterio, entrano in gioco gli strumenti che consentono all'amministrazione finanziaria di valutare quanto il contribuente dovrebbe dichiarare. Rilevante è il ruolo del sostituto d'imposta, ma anche altri elementi, quali l'elenco clienti e fornitori Iva in base al quale si può costruire il volume d'affari di un soggetto attraverso gli acquisti e le vendite effettuati con altri soggetti (strumento analogo alla dichiarazione del sostituto d'imposta nell'ambito dell'imposizione indiretta). Si può far affidamento anche sul conto corrente dedicato all'esercizio di un'attività economica accessibile nelle movimentazioni principali all'amministrazione finanziaria, e sulla "tracciabilità" dei pagamenti che prevede l'obbligo dei costi e dei ricavi di transitare attraverso questo conto tramite operazioni in valuta.
  4. Tempestività. Ed eccoci all'altro criterio, la tempestività. Vi rientra l'attività di monitoraggio e di conoscenza dei comportamenti dei contribuenti che l'amministrazione dovrebbe utilizzare per indurre a dichiarare quanto ci si attende da loro, sulla base degli elementi di conoscenza già in possesso degli uffici. La fonte primaria sono le banche dati (in primis l'Anagrafe Tributaria) affiancate dai nuovi strumenti informatici in grado di indirizzare preventivamente il contribuente, influenzando la sua adesione spontanea con dati che favoriscano l'incremento dei redditi dichiarati.
  5. Premialità. Infine si potrebbe prevedere l'introduzione di un incentivo per i contribuenti che aderiscono spontaneamente all'obbligo in linea con quanto l'amministrazione finanziaria si attende da loro.

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